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al testo di Ferdinando Battaglia
A lungo ho camminato
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a L.
A lungo ho camminato nella fede Il pane della grazia mi ha nutrito La visione del Cristo mi ha dato forma Ha mitigato i miei digiuni, ridotto La mia fame di sapere, ha dato un cielo aperto Ai miei orizzonti disperanti, Ma tutto questo non è bastato, stremato Sono ora arrivato ad un tempo notturno: Rivedere se stessi È un immenso deserto di solitudini ed ombre, Vivo di fami, di vuoti, di assenze e d'insignifcanze; In cammino coi magi non scorgo più comete E ogni sosta prelude ad un'altra notte oscura, Non spero più che verrà un giorno Preceduto dalla sua alba.
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Giovanni Rossato
- 09/07/2018 15:41:00
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E bene non sperare è quella la strada per trovare, e non nel senso in cui lo diceva Pavese "Oh cara speranza quel giorno sapremo che sei la vita e il nulla" ma in quello in cui lo intendeva parlando appunto della notte Meister Eckhart. Un abbraccio di vicinanza.
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Salvatore Pizzo
- 09/07/2018 15:34:00
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Ci si sente tanto del sè, da quasi perdere di vista quel "noi" chè più forte dogni alba a venire, e che noi di certo non vedremo, poichè contiene in nuce tutti gli occhi, anche quelli che si schiuderanno fino al termine di tutti i giorni possibili ed immaginabili, pure quelli nostri... Sempre unesperienza leggerti, grazie di esser tornato. un caro saluto
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Laura Turra
- 08/07/2018 15:44:00
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Nando, sempre toccante è la tua profonda umanità, che ci fa amare sempre di più i tuoi versi. Ci si curva su queste parole e le si raccoglie come cose preziose, perché non è facile dire di sé in un modo così aperto. Siamo tutti in cammino e tutti attraversiamo notti senza stelle e deserti di solitudini, tuttavia va conservata la speranza dell’alba. Anche tu, in fondo, sai che ci sarà. Torni a scrivere e io ne sono felice. Ti abbraccio forte
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