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A lungo ho camminato

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a L.

A lungo ho camminato nella fede
Il pane della grazia mi ha nutrito
La visione del Cristo mi ha dato forma
Ha mitigato i miei digiuni, ridotto
La mia fame di sapere, ha dato un cielo aperto
Ai miei orizzonti disperanti,
Ma tutto questo non è bastato, stremato
Sono ora arrivato ad un tempo notturno:
Rivedere se stessi
È un immenso deserto di solitudini ed ombre,
Vivo di fami, di vuoti, di assenze e d'insignifcanze;
In cammino coi magi non scorgo più comete
E ogni sosta prelude ad un'altra notte oscura,
Non spero più che verrà un giorno
Preceduto dalla sua alba.







 Giovanni Rossato - 09/07/2018 15:41:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Rossato » ]

E’ bene non sperare è quella la strada per trovare, e non nel senso in cui lo diceva Pavese "Oh cara speranza quel giorno sapremo che sei la vita e il nulla" ma in quello in cui lo intendeva parlando appunto della notte Meister Eckhart.
Un abbraccio di vicinanza.

 Salvatore Pizzo - 09/07/2018 15:34:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Ci si sente tanto del sè, da quasi perdere di vista quel "noi" ch’è più forte d’ogni alba a venire, e che noi di certo non vedremo, poichè contiene in nuce tutti gli occhi, anche quelli che si schiuderanno fino al termine di tutti i giorni possibili ed immaginabili, pure quelli nostri...
Sempre un’esperienza leggerti, grazie di esser tornato.
un caro saluto

 Laura Turra - 08/07/2018 15:44:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Nando, sempre toccante è la tua profonda umanità, che ci fa amare sempre di più i tuoi versi. Ci si curva su queste parole e le si raccoglie come cose preziose, perché
non è facile dire di sé in un modo così aperto.
Siamo tutti in cammino e tutti attraversiamo notti senza stelle e deserti di solitudini, tuttavia va conservata la speranza dell’alba. Anche tu, in fondo, sai che ci sarà.
Torni a scrivere e io ne sono felice.
Ti abbraccio forte

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